Roma, natura e spazzatura

Domenica, Roma era un vortice di vento e spazzatura. Lunedì, cumuli vicino ai cassonetti, ma le strade sono pulite. C’è più merda di cane in via Pia che nelle due ore di camminata serale fra le zone della movida e lungotevere. Questa mattina sono su un taxi, fermo. In senso contrario un bus che attende i passeggeri. È di linea: viaggiatori multietnici e facce provate dal caldo di mezzogiorno. L’autista indossa una coppola che non è certo aziendale e ostenta lungo le braccia una serie impressionante di tatuaggi. Occhiali scuri, postura, coppola. “Sta a vedere – penso- che hanno dirottato l’autobus..”.
Il traffico ci ha bloccato e io seguo i suoi gesti. Una mano sul volante, in attesa di partire, con lo sguardo scruta la gente che sta salendo. Poi si volta, fissa davanti a sé e con il braccio teso e l’indice imperioso indica un pedone sul marciapiede a due metri dall’autobus. Il pedone ha buttato una lattina, dopo averla schiacciata, sotto una panchina. L’autista, con l’indice prima gli fa un cenno di diniego: così non si fa, poi gli indica i due cestini dei rifiuti a distanza di pochi metri. L’altro non accenna a scuse, assume una posa arrogante, e cerca di giustificare il proprio gesto. L’autista, continua a non fare una piega: un braccio, quello sinistro sempre sul volante, e con la destra continua a indicargli i due cestini della spazzatura e fargli cenno che ha sbagliato. Il traffico riparte, il mio taxi scivola in avanti, mi perdo la fine.
Milioni di visitatori, al Pantheon la fila è di centinaia di metri e io preferisco un gelato. Piena di buche, di auto e moto ovunque, Roma dal punto di vista ambientale è il peggio che potessi ritrovare. I politici saranno incapaci, però anche noi ci mettiamo del nostro.

 

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